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La Strategia Poetica, disciplina artistica per ritrovare ciò che eravamo

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Molti anni fa mi recai presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico” a Roma, per fare da spalla ad una ragazza che doveva sostenere il provino per l’ammissione. All’epoca avevo terminato da due anni il corso triennale di Recitazione con l’attrice e regista Raffaella Panichi e in quegli ultimi due anni stavo facendo tanta esperienza partecipando a innumerevoli spettacoli. Quel giorno, a Roma, eravamo centinaia di giovani – tutti in attesa di essere chiamati, chi abbarbicati sulle scale, chi all’’ingresso e chi perfino sulle strade attigue. Pur non essendo un candidato ero molto concentrato ed emozionato: non volevo di certo sbagliare e mettere in difficoltà la mia amica durante il provino.

Finalmente arriva il momento: entriamo, mettiamo in scena il nostro dialogo – io, pur sapendo a menadito la parte, leggo dal copione per paura di sbagliare qualcosa – e al termine, mentre stiamo uscendo dall’aula sentiamo una voce dalla commissione che dice “si può avvicinare per cortesia?”; la mia amica si volta e fa per andare verso la commissione, ma il direttore dice “No, lei può andare, dico al ragazzo”.

Momento di silenzio e gelo assoluto. La mia amica trasfigura, esce ed io mi trovo, imbarazzato, davanti a tutti i componenti la commissione che con visi sorridenti mi fanno cenno di avvicinarmi. Poi il direttore in persona, con gentilezza e tranquillità, mi pone la fatidica domanda “Lei è candidato, vero? Come si chiama?”, cercandomi nella lista dei nomi sul registro davanti a lui. Rispondo incredulo con “Io?”. “Sì, lei, e chi se no?” tutti scoppiano in una risata.

Quello che seguì fu un dialogo che ha del surreale, ripensandoci dopo tanti anni: la commissione mi proponeva di passare automaticamente nel gruppo degli ammessi all’Accademia. A volte, ancora oggi, a seconda di chi ho davanti provo un po’ di imbarazzo a raccontare quale fu la mia risposta ad una proposta di questa portata.

 

“Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista.
Oppure può possederci totalmente.
Non importa: alla fine verrà fuori. Il Daimon non ci abbandona.”
(J. Hillmann)

Ognuno di noi ha una strada segnata?

Ognuno di noi ha una strada segnata? Come si fa a dire che siamo noi a scegliere il nostro destino? Oppure ad affermare il contrario? Più divento grande, più cresco e più mi rendo conto che “divento piccolo”, nel senso di infinitesimale e sempre più povero di certezze. Nei giorni del provino avevo un sacco di progetti, di idee, e avevo il corpo e la mente pieni di rabbia, non solo quella tipica dell’età giovanile, si trattava di qualcosa che non sapevo minimamente gestire: il mio smisurato Ego mi teneva al suo guinzaglio e mi trasportava-sballottava dove esso desiderava.

La risposta che detti alla commissione fu lapidaria, simil-suicida, irriverente ed immagino che ai loro occhi apparii come un grande sciocco: “Vi ringrazio, ma ho altri progetti”. La commissione mi guardò come si guarda un animale strano, oppure un essere umano poco intelligente, ma il direttore, con il suo fare gentile mi disse di pensarci aggiungendo “sappia che le porte per lei, qui, sono aperte”. Ci salutammo e me ne andai come se avessi vinto la lotteria.

Ora: si può essere più deficienti? Migliaia di ragazzi e ragazze avrebbero fatto e farebbero la firma a occhi chiusi di fronte ad una cosa del genere. Perché io rifiutai?

 

Dentro di noi c’è qualcosa che non ha nome, quel qualcosa è ciò che siamo.
(José Saramago)

 

Oggi non saprei rispondere se non ripensando al Daimon di cui Socrate e poi Platone e tanti altri dopo ci hanno parlato: lo “spirito guida” che ci aiuta ad evitare tanti pericoli di cui la nostra vita emozionale è colma. Di certo, non saprò mai che cosa sarebbe avvenuto se avessi accettato la proposta del direttore dell’accademia, quale svolta avrebbe preso la mia vita, dove abiterei adesso, con chi condividerei la mia vita… Ma posso dire che oggi sono nel luogo in cui mi riconosco. In quei momenti in cui avevo tutta la commissione davanti, mi sentii prendere da una forza che mi spostò letteralmente e mi fece pronunciare quelle parole – di cui tra l’altro, se non l’avete capito, ero profondamente convinto.

Con il senno di poi, chiunque potrebbe dire che mi sono comportato come un emerito stupido, anzi doppio stupido, visto che avrei potuto tornare sui miei passi – miei? – mettendomi in contatto con il direttore dell’accademia. Probabilmente avevo qualcosa d’altro da realizzare: era forse andare incontro a quel “me stesso” di cui tanto si parla? All’epoca non era certo una mia priorità, anche se si trovava in scaletta nei miei progetti.

Nella mia avventura ormai quasi trentennale con l’arte e la pedagogia teatrale ho compreso che siamo pronti per incontrare noi stessi – e quindi gli altri – soltanto quando ci riconciliamo con la nostra rabbia e quindi con il nostro vissuto egocentrico che impregna giorno dopo giorno la nostra vita in questa società taroccata e per molti versi pericolosa, fino a farci diventare contenitori strabuzzanti arroganza e paura. Grazie a percorsi specifici e all’esperienza con migliaia di persone tra adulti, persone diversamente abili, bambini, ragazzi, con le quali ho condiviso la mia professione in Italia e all’estero, nel 2012 sono giunto a coniare la “Strategia Poetica e Teatro”, una disciplina artistica che attraverso la ri-scoperta del nostro palcoscenico interiore e dei tanti personaggi che lo popolano, ci permette di iniziare a conoscere ed interagire con quei noi stessi che ripudiamo o ci spaventano di più senza che noi ne siamo tanto consapevoli. Attraverso un vero e proprio allenamento artistico-quotidiano si può sviluppare il Poeta Interiore, colui che sa perfettamente come entrare in contatto con questo mondo meraviglioso e sotterraneo ed aprire finalmente strade nuove e percorribili.

La Strategia Poetica e Teatro

La Strategia Poetica e Teatro è un rivoluzionario viaggio pratico e teorico, un processo di trasformazione e rinnovamento che si ispira a tre fonti principali: l’Arte Recitativa, ovvero calarsi nei panni dei personaggi che calcano le scene dentro di noi – ad esempio, quelli odiati, quelli amati e quelli che non ne possono più di stare sempre in scena e chiedono un po’ di pausa; la Storia di ognuno di noi, cioè passato, presente e futuro prossimo; la Natura, ovvero il meraviglioso legame che l’essere umano ha con essa.

Vi interessa quello che avete letto? Provate a rispondere attraverso una Azione Poetica, ovvero attingendo a cinque personaggi che sono dentro di voi: l’intellettuale, il materialista, l’emotivo, il creativo, lo spirituale. Sono certo che ogni personaggio fornirà risposte molto diverse tra loro, e sono altrettanto certo che non sarà un’operazione facile da svolgere. Eppure, per trovare una risposta vera dovremo prima interpellarli, poi interpretarli ed infine ascoltarci. La risposta che ne verrà fuori sarà quella del Poeta. L’Ego ti dice di scendere in battaglia. Il Poeta ti indica la strada da percorrere.

P.S. Il mio Ego, invece, è ancora a chiedersi e ripetermi: “e se quel giorno avessi risposto di sì, al direttore dell’Accademia? Che stupido sei stato!”

Federico Barsanti
attore, autore, insegnante di Arti Sceniche.
Pagina FB “Federico Barsanti”.
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