La coscienza può fare la differenza
La questione climatica è uno degli argomenti più controversi del momento che si dibatte tra attivisti singoli o gruppi e nazioni che disattendono gli accordi governativi precedentemente stabiliti. C’è anche chi mette in dubbio che il clima stia realmente cambiando, adducendo che, nel corso del tempo, vi siano già stati mutamenti analoghi.
È una mezza verità: certo ci sono stati cambiamenti durante la storia del nostro pianeta, ma la differenza con quelli di oggi sta nel fatto che questi ultimi, vedono l’essere umano coinvolto in qualità di agente e pure di colui che ne subisce e subirà le conseguenze. Perché il punto, in fondo è proprio questo, l’essere umano e il suo comportamento. Infatti, nell’esaminare la questione, puntiamo sul mostrare le immagini degli effetti relativi ai cambiamenti climatici in relazione ai mari, ai ghiacciai, alle precipitazioni atmosferiche, alle correnti marine, alle foreste, ecc.
Questi reali e gravi eventi, però, non dovrebbero essere ritenuti tanto un problema della Terra. Mi spiego: dire che il pianeta sta morendo, per esempio, è un’affermazione inesatta. Quello che sta morendo è l’uomo e le forme di vita che da lui dipendono. Se ci prendiamo la briga di studiare la storia del suddetto pianeta, possiamo verificare che ha subito sconvolgimenti estremamente più complessi di quelli a cui oggi assistiamo.
La terra il palcoscenico di eventi devastanti
Tanto per dire, si sostiene che la Luna si sia formata in epoche remotissime, quando un pianeta della grandezza di Marte, collise col nostro, portando il primo a disintegrarsi e l’altro la spuntò, solo perché più grande. L’enorme massa di detriti sollevati, avrebbe dato il là, alla formazione della Luna, appunto, dato che questi, col tempo, si ricompattarono creando il nostro satellite.
Che dire poi, della scomparsa dei dinosauri, spiegata di nuovo, con una collisione di un corpo celeste che avrebbe provocato una estinzione di massa delle varie forme biologiche? Ho detto “una”, perché gli scienziati oggi concordano sul fatto che non sia stata l’unica e nemmeno la più devastante! Inoltre 640.000 anni fa, la caldera che si trova nel parco di Yellowstone in Wyoming (cioè la depressione a forma d’imbuto in corrispondenza di un cono vulcanico, generatasi dallo sprofondamento delle sue pareti), esplose con conseguenze che provocarono un abbassamento globale della temperatura compreso tra i 3° e i 5°C. E gli tsunami recenti che hanno devastato la Thailandia od il Giappone sono stati una “scrollatina di spalle”, rispetto a quelli avvenuti in epoche antiche!
Che cosa è successo dopo tali eventi? La vita di allora è stata, in gran parte spazzata via e poi, gradualmente, hanno preso il sopravvento altre specie. Dico questo non per negare legittimità a chi lotta contro l’inquinamento o i cambiamenti climatici, ma per evidenziare che i provvedimenti devono essere presi per evitare di auto-estinguerci. Quindi la questione riguarda noi e cosa vogliamo fare al fine di garantire un futuro ai nostri figli e nipoti, perché comunque, che ci piaccia o meno, il pianeta ci sopravvivrà. Dobbiamo preoccuparci, per esempio, della plastica nei mari, perché già oggi ce la mangiamo insieme al pesce, il quale, per primo l’ha ingerita. Per inciso, quando vediamo le immagini scioccanti delle enormi isole di plastica che deturpano gli oceani, non pensiamo che, in realtà, la maggior parte della plastica giace sui fondali, come dire che la situazione è assai più grave. Dobbiamo emanciparci dalla visione dell’uomo al centro dell’universo; se domani sparisse dal pianeta, la Terra e gran parte delle forme di vita che ci sostentano, probabilmente tirerebbero un sospiro di sollievo.
L’uomo: virus o medicina della terra?
È necessario mutare il nostro modo di pensare; da un lato ci riteniamo importanti al punto da dibattere sulle strategie migliori per “salvare” il pianeta, ponendoci in cima alla piramide evolutiva, ma dall’altro, mi chiedo, come pensiamo di rispettare una foresta o un oceano, quando ancora ci facciamo la guerra l’un l’altro, o magari, ci ammazziamo per un parcheggio? Se abbiamo già difficoltà a riconoscerci e a rispettarci, tra esseri umani, avere dei riguardi per le altre forme di vita e non, diventa quantomeno problematico. Ricordiamoci che la Terra ci consente di esistere, mentre non è proprio vero il contrario.
Ecco perché un comportamento etico, non è un requisito opinabile, bensì l’unico grazie al quale potremo ancora usufruire della sua ospitalità. I dinosauri popolarono il nostro pianeta per circa 165 milioni di anni; oggi i loro scheletri vengono ammirati nei musei, alcuni avevano dimensioni gigantesche, altri erano dei formidabili predatori, eppure sono scomparsi. A differenza di loro, però, noi non potremo giocare la carta dell’evento catastrofico fortuito, né quella delle circostanze attenuanti. Noi sappiamo, ma ancora poche sono le azioni decisive messe in opera. I recenti incendi apocalittici dell’Australia, ci rendono vergognosamente debitori nei confronti di quella “madre” tanto cara alle popolazioni che spesso etichettiamo come “selvagge”, in modo del tutto arbitrario. Le stesse che avevano ben in mente il concetto di equilibrio e rispetto e percepivano in maniera sottile il rapporto dialogico tra loro e l’ambiente.
Non c’è bisogno di tecnologia per questo, ma di cuore! È inutile “snocciolare” le nostre conquiste tecniche, se poi non ci permettono di migliorare ciò che ci è stato lasciato in eredità. Si racconta che i primi astronauti, rimasero senza fiato nel vedere la Terra dallo spazio; erano nell’immensità oscura e per la prima volta, ammiravano la loro “casa”, nella sua interezza. Mari, continenti, luci e tutto il resto, “trasmesso” dall’oblò della navicella, trasformatosi in schermo. Erano sfacciatamente lontani, eppure improvvisamente vicini all’essenza stessa dell’umanità; non vedevano confini, muri, etnie, ma solo quella “palla blu” che incantava. E percepirono il legame. Bastò questo a cambiare le cose? Purtroppo no, ma ci ha ricordato che occorre spostarsi per vedere meglio e più in profondità.
Oggi il nostro potere è enorme e le responsabilità ancora maggiori; se non vogliamo essere una parentesi nell’esistenza, dobbiamo fare un salto di coscienza. Il poeta inglese John Donne, iniziò una sua lirica affermando: << Tutta l’umanità è un solo volume…>>, cominciamo da lì ed estendiamolo ad ogni forma di vita.
Massimiliano Pippi