A cosa servono le emozioni?
Ho provato a fare questa domanda a qualche conoscente e le risposte sono state varie, qualcuno mi ha detto che sono un pasticcio nel pasticcio della vita, altri che sono grosse folate di vento che fanno vacillare e qualche altro ha sostenuto che, soltanto da poco, si è accorto di quanto siano importante per capire cosa vuole e chi è.
Dunque, cosa sono e a cosa servono le emozioni? Se nell’evoluzione dell’uomo ci sono significa che sono fondamentali per la sua sopravvivenza. Secondo la teoria darwiniana, appunto, tutte le emozioni sono indispensabili da un punto di vista evolutivo, sono il risultato di un lungo processo di adattamento che ha reso più efficaci le risposte dell’essere umano all’ambiente circostante. Le emozioni hanno anche una funzione relazionale e auto-regolativa.
Emozione etimologia
Soffermiamoci un momento sull’etimologia della parola. “Emozione” deriva dal latino “emovere” (ex=fuori + movere=muovere) letteralmente portare fuori, smuovere, scuotere, agitare. Per cui l’emozione è un’agitazione, uno scuotimento, una vibrazione dell’animo, finalizzato ad avvisarci di qualcosa che sta avvenendo in noi, è un campanello che suona per farci porre attenzione su cosa stiamo provando e ci invita a coglierne il preciso significato.
Nella storia del pensiero umano le emozioni hanno spesso ricoperto un ruolo secondario, se non addirittura ostile. I filosofi hanno sempre distinto tra ragione ed emozioni, relegando la sfera emotiva ad una dimensione materica che pone l’uomo allo stesso livello degli animali. Platone considera le emozioni negative perché legate al corpo, di cui l’anima è prigioniera, e dunque incontrollabili e di ostacolo alla ragione. Successivamente stoici ed epicurei sostennero la necessità di eliminare le emozioni per vivere serenamente. Cartesio, filosofo che incentra la sua filosofia sulla contrapposizione fra mente e corpo, sostiene l’esistenza di una netta distinzione tra razionalità ed emozioni (spirito animale). Anche nelle filosofie orientali l’elevazione del sé passa attraverso l’annullamento dei desideri e delle passioni.
Per Aristotele (384-322 a. C. ), invece, pur mantenendo il pensiero che le emozioni sono ciò che accomuna l’uomo agli animali, è proprio attraverso la gestione razionale delle emozioni che l’uomo può diventare un “animale razionale sociale”. A partire dell’Ottocento le emozioni hanno cominciato ad essere studiate ed analizzate scientificamente, ma è solo alla fine del secolo scorso che è stato riconosciuto loro un ruolo fondamentale all’interno delle discipline umane. Una rivoluzione fu portata da P. Solovey e J. D. Mayer , seguiti da D. Goleman con l’introduzione del concetto di Intelligenza Emotiva (1995), dove la capacità di controllare sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguere fra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni, diventa una delle componenti principali del modello dell’Intelligenza Emotiva.
Per quanto siano secoli che le emozioni siano state riconosciute e considerate in relazione al corpo fisico, solo molto recentemente sono state viste in modo da essere integrate più profondamente con tutto ciò che è l’uomo fino ad essere un’importate completezza per il suo ascolto interiore, la sua conoscenza in relazione al suo potere di agire.
La sede più viva delle emozioni risiede nel nostro bambino interiore, è una parte della nostra personalità che resta legata al mondo della nostra infanzia. E’ l’aspetto di noi che porta nella nostra vita la giocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, ma anche il bisogno, la vulnerabilità. Il nostro bambino interiore è l’origine di quella parte dell’Ego che si è creata nella nostra infanzia, al momento in cui si sono formati i condizionamenti. Le emozioni sono energia in movimento, l’energia del bambino interiore. Fuggire dalle emozioni è sospendere il fluido dell’energia, è mettere a tacere il bambino interiore. L’emozione è l’invito del bambino a seguirlo per mostrarci qualcosa; il dialogo con lui apre un varco nel nostro passato, dunque, diviene un ponte tra chi eravamo e il presente.
Le emozioni sono processi multicomponenziali che informano le nostre vite, determinano le nostre azioni e i nostri comportamenti. Sono risposte innate composte da fenomeni involontari, automatici e simultanei, che coinvolgono sia il corpo che la mente, sono risposte ad uno stimolo interno (un pensiero, una sensazione corporea) o esterno (il capo che ci urla contro, un amico che ci dà buca), e dà luogo ad una serie di modificazioni a livello del sistema nervoso. Si originano così le reazioni emotive che sono caratterizzate da aspetti fisiologici (frequenza cardiaca, temperatura corporea, espressioni facciali, attivazione muscolare, livello di ossigeno nel sangue) ed aspetti cognitivi (valutazione della natura dello stimolo, cambiamenti verbali, tendenza all’azione, messa in atto di un comportamento specifico). Ognuna delle diverse componenti del “sistema emozione” influenza le altre, quindi modificare una parte del sistema può voler dire modificare l’intera risposta. Per calmarci, per esempio, possiamo agire sui pensieri, sul corpo o sui fattori che ci rendono più vulnerabili; quindi, portare attenzione all’ascolto di cosa proviamo ed a ciò che sta accadendo in noi, accresce la nostra consapevolezza e la conoscenza personale.
Le emozioni svolgono la funzione di attivarci a livello neurofisiologico preparandoci all’azione (comportamento necessario per la sopravvivenza), di comunicare agli altri come ci sentiamo( espressioni facciali, tono della voce, la postura, i gesti, le azioni rappresentano chiari segnali), di informare noi stessi come stiamo (livelli di soddisfazione e benessere).
Emozioni elenco
Secondo le neuroscienze, sono sette le emozioni primarie, quelle innate: quelle espresse universalmente, da tutti in qualsiasi tempo, luogo e cultura ed ognuna ha la sua funzione:
- PAURA, la sua funzione evolutiva è segnalare un PERICOLO. La domanda che ci possiamo porre potrebbe essere:” Quale pericolo stai affrontando? In che modo questo rappresenta per te un pericolo?”.
- RABBIA, la sua funzione evolutiva è segnalare un OSTACOLO. La domanda da farsi è:” Quale ostacolo devi superare in questo momento?”
- TRISTEZZA, la sua funzione evolutiva è segnalare una PERDITA. La domanda che possiamo porci è:” Cosa senti di aver perso o di stare perdendo?”
- GIOIA, la sua funzione evolutiva è segnalare il raggiungimento di una REALIZZAZIONE. La domanda da farci è:” In che modo questo costituisce una realizzazione per te?”
- DISPREZZO, la sua funzione evolutiva è segnalare il SUPERAMENTO DEI CONFINI DELLA PROPRIA MAPPA DEI VALORI. La domanda che possiamo farci e:” In che modo questo contrasta coi tuoi valori?”
- DISGUSTO, la sua funzione evolutiva è segnalare che QUALCOSA CI STA FACENDO SENTIRE INQUINATI o CONTAMINATI. La domanda da porsi è:” In che modo questo ti fa sentire sporco?”
- SORPRESA, la sua funzione evolutiva è PRERARARSI ad un’altra emozione. La domanda che ci possiamo porre è:” Che cosa sta succedendo?”.
Le emozioni secondarie si originano nel corso dello sviluppo filogenetico da quelle primarie e sono una combinazione di esse, ad esempio l’allegria, il rammarico, la delusione, l’orgoglio, la gelosia, la speranza, il senso di colpa, la vergogna e l’imbarazzo, il senso di inadeguatezza o di inferiorità.
Le emozioni si possono distinguere in positive e negative a seconda che ci provocano piacere o dispiacere, in realtà nessuna emozione è migliore o peggiore dell’altra, hanno tutte la stessa rilevanza per il nostro benessere e per la nostra salute.
le emozioni a volte possono essere intense rispetto alla specifica situazione che stiamo vivendo, questo accade perché intervengono fattori appresi nella nostra storia di vita o aspetti traumatici che funzionano da amplificatori di vulnerabilità (contatto col bambino interiore).
In un momento complicato come quello che stiamo vivendo legato alla pandemia, monitorare le proprie emozioni è fondamentale.
AURORA MARTINI
Counselor e Naturopata